Editoriali

IL VIDEO: dopo GALEAZZI il giornalismo sportivo ha fatto solo passi indietro. Ecco com'era prima di arrendersi a "divi" e capricci

E' morto a Roma il primo inviato della RAI, un grande cronista entrato nelle case degli italiani

LECCE - “Domenica Sportiva” del 25 giugno 1989, trasmissione vicina alla sacralità per il mondo del calcio e per la RAI.

Campo centrale di quella serata è Lecce, dove gli undici ragazzi terribili di Mazzone hanno mandato in B il Torino dopo 30 anni all'ultima cadetteria, conquistando la 1° storica, indimenticabile e emotivamente inarrivabile salvezza in Serie A.

Per chi c'era, per chi è stato così fortunato semplicemente una giornata che è valsa la pena di essere vissuta.

Sul campo centrale della “Domenica Sportiva” al fischio finale le prime parole, in diretta, immediate, erano sempre per il protagonista della partita, al microfono di Giampiero Galeazzi.

Beh, oggi che Galeazzi ha chiuso gli occhi, sconfitto a 75 anni da una brutta malattia, come non si può guardare il video di quel giorno al “Via del Mare” con un pizzico di rammarico giornalistico.

Da Galeazzi in poi il giornalismo sportivo ha fatto solo passi indietro, obbligato a sottostare ai vizi e ai capricci di società iperprotettive per i loro “divi” e alle manie di protagonismo dei calciatori. Ora parlano tutti un'ora dopo, tramite uffici stampa, voci ufficiali, con frasi pulite e ripulite.

E sì che prima si trattava di fermare per un commento Maradona, Van Basten, Baresi, Falcao, Zico, Matthaus e ora tante mezze cartucce davanti ai giganti dello sport.

Il “nanismo” del giornalismo sportivo è quello a cui ci costringono i tempi moderni. Con Galeazzi è andato via anche solo il ricordo di un giornalismo sportivo che produceva emozioni.

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