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Chi ha autorizzato quella trasferta è UN "COGLIONEVIRUS": il barista contagiato dagli atalantini?

Emergono nuovi inquietanti particolari sul contagio ai danni di un barista leccese

LECCE - Aveva ospitato nel loro bar e pizzeria una comitiva di bergamaschi al seguito dell'Atalanta per Lecce-Atalanta dello scorso 1° marzo.

In questo modo, probabilmente, ha contratto il coronavirus il barista e pizzaiolo che ieri si è autodenunciato come positivo agli esami sul virus, attraverso un drammatico post lanciato dalla moglie sui social network, in cui ha spiegato di non essersi mai mosso da Lecce e dal suo locale negli ultimi mesi ma di aver contratto ugualmente la malattia (CLICCA QUI PER LA NOSTRA NEWS DI IERI).

Beffa nella beffa, per la coppia di commercianti leccesi, visto che gli atalantini secondo le più basilari norme di buon senso non avrebbero dovuto viaggiare sino a Lecce sullo sfondo di questa emergenza.

Certamente chi ha preso una decisione simile, in un Paese normale, dovrebbe essere messo ai margini della sua attività professionale, qualunque essa sia, istituzione calcistica, istituzione politica, forze dell'ordine, istituzione di pubblica sicurezza.

Chiunque ha assunto quella decisione è decisamente un povero inadeguato, un "coglionevirus" che ha giocato con la vita di una coppia di lavoratori distruggendo la loro attività commerciale probabilmente per sempre (come si riprenderà un bar e pizzeria da una vicenda simile? Quale clientela avrà fiducia in loro?).

E' pensare che si vietano trasferte per molto meno...

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