Editoriali

L'EDITORIALE. "Tanto la A è un REGALO, poi NON CI VOGLIONO, ci sono i COMPLOTTI". Il limbo delle convinzioni che ammazzano il Lecce. INVECE SERVE SPUTARE SANGUE

La nostra analisi del momento del Lecce: l'editoriale

LECCE - E' in corso un pericoloso scivolamento del livello dei temi del dibattito attorno al Lecce, uno scivolamento qualunquistico che non farà del bene alla società, al tecnico, al risultato sportivo, a nessuno.

Al Lecce degli errori marchiani, al Lecce dell'assai scadente volume di gioco espresso, al Lecce dal limitato bagaglio tecnico di alcuni singoli che compongono la rosa al cospetto dell'impatto con la Serie A non si può opporre in eterno le solite teorie del complotto, la “caccia” all'errore arbitrale dietro cui nascondersi, la considerazione finale che comunque vada sarà un successo, la A è stata conquistata a titolo di regalo ed è nelle cose andare e venire da questa categoria.

Avvertenza (secondo la nostra umilissima opinione): così il Lecce rischia di perdere il suo bene primario, i tifosi.

Loro non ammettono scusanze, vorrebbero vedere una squadra battagliera, capace di mettere ardore e di sopperire con la “garra” alle lacune tecniche nei 90 minuti, capace di credere in quel che fa, non certo i boy scout mandati allo sbaraglio a Bologna né le “Giovani Marmotte” viste almeno in parte o in alcuni lunghi spezzoni delle ultime 4 partite. Timorose. Intimidite. Inadeguate.

Una squadra svuotata, priva di carattere, a Bologna senza neppure la dignità di chiedere scusa a fine partita attraverso il suo condottiero. Ci ha pensato solo Sticchi Damiani, a viaggio di ritorno iniziato per i 4mila del “Dall'Ara”, a dire una parola di verità su un Lecce inguardabile. Inguardabile non perché ha perso in A, ma inguardabile perché non ha fatto niente per meritarsi la gratitudine o l'applauso del suo pubblico, che come a Roma si è sobbarcato importanti sacrifici per constatare la resa, la bandiera bianca, dopo 20 o 12 minuti.

Tanto c'è la scusa pronta, i complotti, gli arbitri, la Lega, i terrapiattisti. No no, così non va: non si possono mandare in giro per l'Italia i nostri tifosi per 20 minuti di Roma-Lecce o 12 di Bologna-Lecce. E' obbligatorio, obbligatorio sputare sangue sino alla fine.

E' lontanissimo dal nostro sistema culturale pensare a piazze dove i calciatori vengono contestati, presi a schiaffi o “svegliati” in maniera ruvida nel mezzo delle situazioni difficili. E' lontanissimo. Come è lontanissimo anche dallo schema comportamentale della tifoseria leccese. Ma è un “privilegio” di civiltà e di civismo, questo, che deve essere tenuto ben a mente anche dai protagonisti. E onorato. Perché qui a Lecce si va a Bologna a fare una figura di merda colossale e poi ci si ritrova tutti a sorridere a colpi di pacche sulle spalle il giorno dopo. Non siamo a Salerno, a Catania, a Genova, a Firenze, non siamo altrove. Siamo un altro pubblico.

Ma non siamo neanche scemi però. Dietro ai complotti, agli errori arbitrali, a tutte le scusanti che questo Lecce trova alla fine di ogni partita sappiamo tutti nel nostro intimo che per un intervento come quello di Gendrey che ha cambiato Bologna-Lecce si sarebbe scomodata facilmente la 3° Categoria. Che per una copertura su calcio d'angolo come quella del raddoppio a Salerno sarebbero volati due schiaffi di qualche facinoroso alla ripresa degli allenamenti. Perché prendere 8 reti su calcio piazzato in 11 partite, a gioco fermo, di cui 4 su calcio d'angolo e 5 di testa vuol dire non esserci col cervello, essere in campo perché tanto poi se sbagli c'è sempre la scusa dei complotti, degli arbitraggi, degli episodi. Vuol dire prima che essere scarsi essere degli irresponsabili.

Beh, allora senza scomodare la violenza, per carità è solo un termine di paragone con le “pressioni” di ben altre piazze, si cominci a risalire la china anche da questo pericoloso scivolamento verso il vada come vada, il ci abbiamo provato ma forze ostili, gli alieni e i complotti non ci vogliono in questa categoria.

Tutte balle, tutte cazzate. In questa Serie A squallida come poche ci sono almeno cinque o sei organici alla pari di quelli del Lecce. Facciano la differenza i ragazzi e la società, partecipando a questo campionato con gli occhi iniettati di sangue. Non cercando scuse.

Il sogno del tifoso-medio del Lecce è vedere in campo undici “Rambo”, non per forza vincere lo Scudetto. Ma non è certo vedere in campo 11 boy scout pronti a farsi travolgere dagli eventi.

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