Cronaca

Povero SAVINO, è UN COMPLOTTO. C'è l'inchiesta: abusivismo, sbancamento delle dune, accesso al mare personale. No al sequestro della villa

Sotto inchiesta tutta la famiglia Tesoro, proprietaria delle particelle catastali della villa di Porto Cesareo

LECCE - La famiglia Tesoro al gran completo è indagata per abusivismo edilizio dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Lecce.

Savino Tesoro, la moglie Maria Glionna, entrambi di Spinazzola, i figli Antonio, di Modugno, Francesca, di Monza, e Giulia, di Corato, tutti residenti nel bergamasco sono indagati in qualità di proprietari delle particelle catastali su cui ricade la villa realizzata e ampliata dal capofamiglia Savino.

Per la Procura della Repubblica devastando il litorale, perchè sono stati realizzati interventi edilizi con sbancamento del cordone dunale e taglio della vegetazione e delle specie arboree esistenti, per non parlare della costruzione di una imponente scala di accesso al mare privato della lunghezza di quattro metri e mezzo, accessibile solo dalla famiglia Tesoro.

Per il PM questi interventi hanno causato "insanabile trasformazione dell'ambiente naturale ed evidente sconvolgimento vegetazionale dell'area di proprietà privata ricompresa nella fascia di rispetto dei trenta metri del Demanio Marittimo in assenza di autorizzazioni e permessi a costruire, nulla osta delle autorità preposte al vincolo e dei titoli demaniali, effettuando innovazioni non autorizzate con occupazione abusiva della fascia di rispetto demaniale".

L'intera famiglia di indagati sparsi tra il barese e la Lombardia è però assistita in questa ennesima vicenda giudiziaria dall'avvocato del foro leccese Giuseppe Milli che in udienza camerale ha sostenuto la tesi dei suoi assistiti, per cui l'acquisto della villa sarebbe successivo ai lavori presuntamente illeciti, mentre invece l'immobile risulta già condonato in sanatoria sin dal 2005, con il manufatto presuntamente abusivo che esiste da prima del 2006, come risulta dalle documentazioni fotografiche presentate dalla difesa.

Anche in virtù di ciò il Tribunale del Riesame ha confermato il non luogo a procedere ad un sequestro, come richiesto dal PM per conto della Procura, anche perchè il reato si è prescritto.

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